(don) Mario Borrelli, (detto 'don Vesuvio') fondatore della 'Casa dello Scugnizzo'

 

 

 

 

 

 

 

 

Mario Borrelli (Napoli, 19 settembre 1922  Oxford, 13 febbraio 2007) 

Nato in una famiglia operaia, Mario Borrelli interrompe gli studi a nove anni per necessità economiche e, per tre anni, lavora come indoratore di metalli e garzone di barbiere. La madre e il padre sono piccoli artigiani nel settore dell'oreficeria a Napoli ed hanno altri quattro figli.
Desideroso di riprendere gli studi, a dodici anni, lascia il lavoro ed entra alla Scuola Apostolica, grazie agli sforzi di sua madre ed all'aiuto economico di padre Nobilione, un sacerdote che frequentava il salone di barbiere presso cui era impiegato, che pagherà la sua retta scolastica per il primo anno.
Nel 1946, Mario viene consacrato sacerdote e subito la sua vocazione si manifesta nell'impegno sociale: fonda a Napoli la prima sezione della Gioventù Operaia ed è uno dei promotori dell'ONARMO (Opera Nazionale per l'Assistenza Religiosa e Morale degli Operai), diventando cappellano di fabbrica di varie aziende.
In questi anni raggiunge le periferie più remote della città con la sua "chiesa volante", un'autovettura Austin di seconda mano, comprata dagli alleati in partenza da Napoli, nel cui vano posteriore ha installato un altare per la messa ed un teatrino di marionette per impartire il catechismo ai bambini.
Nel 1949, il giovane don Mario insegna al Liceo classico Jacopo Sannazaro di Napoli, ma non è un semplice insegnante di religione, conosce la città nei suoi angoli più remoti e, insieme al compagno di seminario, don Francesco Ciccio Spada, decide di intraprendere una missione tra i fanciulli di strada, quelli che a Napoli vengono chiamati "scugnizzi".
« […] come vive lo scugnizzo? L'ingranaggio di vita è la banda. Sei, sette, otto ed in casi particolari persino venti ragazzi organizzati in bande con un capo. Un capo che si è saputo imporre da sé, collo stile perfetto della foresta. La legge della strada è un sottocapitoGli "scugnizzi" del dopoguerra sono bambini abbandonati, che sopravvivono in modo precario. Il mondo degli adulti non garantisce loro né alloggio, né vitto, tantomeno educazione, anzi, nel generale disordine di quegli anni, per la loro miseria estrema e i loro espedienti truffaldini, suscitano più disprezzo che pietà.»
In questo clima sociale, don Mario Borrelli è sicuro che lo “scugnizzo” non è un delinquente, e dopo esser riuscito ad ottenere il permesso dei suoi superiori si traveste da scugnizzo e, di notte, si mescola ai ragazzini condivivendo, per quattro mesi, le loro disavventure di strada.
Intanto, don Ciccio Spada e i sacerdoti della comunità Piccola Opera di Materdei organizzano, nella sconsacrata chiesa di San Gennaro dei Cavalcanti detta anche di San Gennariello, una camerata di fortuna, in attesa che don Mario riesca a convincerli a ripararsi lì almeno una notte.
Così una sera, don Mario svela al gruppetto di cui fa parte, la sua vera identità e, non senza discussioni, riesce a portare gli scugnizzi al dormitorio di San Gennariello.
Nel giro di pochi mesi, vengono accolti centinaia di ragazzini in quella che, di lì a poco, sarà chiamata Casa dello scugnizzo, una comunità più che un orfanotrofio, dove nessuno viene costretto a restare controvoglia e tutti partecipano al bilancio comunitario lavorando come rigattieri.
La Casa offre ospitalità, cibo, educazione e sostegno morale a ragazzi, privi di tutto, prendendo il posto della famiglia inesistente. L'educazione impartita ai ragazzi ha come obiettivo la responsabilizzazione del singolo ma in relazione alle esigenze della comunità di cui fa parte e, grazie alla beneficenza cittadina, in pochi mesi, i ragazzi vengono sollevati dell'onere del lavoro per lasciare spazio alla scuola dell'obbligo e alla formazione professionale.lo della legge della foresta. »

Nel 1967, don Mario, ha pubblicato numerosi studi storico-archivistici, essendo riuscito, oltre che a portare avanti il suo impegno pastorale, anche a diplomarsi in paleografia diplomatica e archivistica, e dopo aver seguito un breve corso di sociologia all'Università di Tufts, si iscrive alla Scuola d'economia di Londra per conseguire il Master di Amministrazione Sociale più accreditato dell'epoca.
Intanto, ha maturato la decisione di tornare allo stato laicale per incompatibilità tra le sue personali vedute morali e politiche e quelle della Curia napoletana. La posizione conservatrice della Curia locale gli appare in contrasto al mandato cristiano e, pertanto, avversa ai cambiamenti sociali tanto necessari alla crescita umana e culturale della gente comune. Si fa strada in lui un'idea di democrazia partecipativa, vicina alla posizione di intellettuali come Paulo Freire o religiosi come Frei Betto, del tutto contraria al sistema di governo proposto a Napoli dai rappresentanti del partito della Democrazia Cristiana.
Anche sul piano personale, il ritorno allo stato laicale sembra rappresentare per lui un passo naturale sul suo percorso umano, più che un ripensamento di sorta. Resta membro della Congregazione di San Filippo Neri come laico e si sposa.
« […] Io non ho mai capito, in che senso qui, il Regno di Dio potesse essere incarnato nella vita pubblica, in una cosca di gruppi di interesse umani che usassero Dio come bandiera e come tovaglia alla loro mensa quotidiana. In che senso un boss elettorale, attraverso la sua rete clientelare-mafiosa, portasse Dio ai napoletani e li rendesse più onesti, migliori e esempi di vita cristiana.
 
  Quando ho capito che la Chiesa, qui, sentiva il messaggio in un modo troppo metaforico e restava lontana e assente dai poveri, io mi sono sentito truffato nella mia vocazione. Sentivo di esser diventato un prigioniero, una rotella di un meccanismo che tendeva a salvare e perpetuare se stessa anziché salvare e aiutare gli altri. »
(Mario Borrelli, Tanquam Peripsema, Napoli, 1970.) L'obiettivo successivo è quello di proiettare l'attività della Casa dello scugnizzo in una dimensione più ampia e comunitaria, “aprendo” l'istituto, eliminando quindi il sistema dell'internato, e costituendo una struttura sociale polivalente che fornisca vari servizi in risposta a bisogni concreti a ad immediate necessità, ma, allo stesso tempo, sia innesco e propulsore di partecipazione su base comunitaria. Vent'anni di ricerche storiche lasciano il passo a studi sociali, diffusi in convegni internazionali e condivisi tra i collaboratori. Per dieci anni, il Centro Comunitario Materdei concentra le attività sulla difesa dei diritti delle donne e dei bambini, la scolarizzazione e la salute, soprattutto durante le epidemie di colera e “male oscuro”. Fa assistenza sociale diretta, promuove iniziative popolari e offre un coordinamento ai gruppi volontari di Napoli.
« Finché tutti continueranno a correre, a voler essere i primi, ad avere di più a qualunque costo, anche massacrando in ogni senso gli altri sarà difficile radicare la pace, che consiste essenzialmente nell'armonico equilibrio tra potere e risorse. È necessaria invece un'opera di riformismo sociale in cui è indispensabile la collaborazione degli altri. In fondo l'umanità è come un muro di mattoni: ogni fila ha bisogno delle altre. Il coraggio non è eroismo: è un dovere morale, una responsabilità sociale.” »
(Mario Borrelli, dall'intervista rilasciata a Donatella Trotta, E nel dopoguerra spuntò Don Vesuvio, Il Mattino, 1985.)

L'IPRI Italian Peace Research Institute
Nel 1977, Mario Borrelli, Tonino Drago e Giuliana Martirani fondano l'IPRI (Italian Peace Research Institute), presieduto dallo stesso Borrelli fino al 1988.
L'Istituto era affiliato all'IPRA, International Peace Research Association fondato nel 1964 da Johan Galtung, e contava 26 ricercatori e 250 corrispondenti in 60 città italiane.
Il piccolo Istituto ha lo scopo di promuovere iniziative di ricerca per la pace, nell'ambito di associazioni di volontariato e movimenti per la pace di ispirazione nonviolenta, una rete di persone che operano dentro le università e nei movimenti di base.
L'IPRI agisce sulla falsariga di quanto avviene a livello internazionale. È associato all'IPRA, promuove ricerche nel campo della difesa popolare nonviolenta, dell'educazione alla pace e dell'economia nonviolenta e pubblica un bollettino, l'IPRI Newsletter. Questo piccolo Istituto ha contribuito a far conoscere alcune delle opere principali di ricerca per la pace pubblicate a livello internazionale. I suoi contributi spaziano dallo sviluppo economico alla divisione internazionale del lavoro, dal servizio sociale nel settore dei minori alle ricerche sull'educazione alla pace.
Mario Borrelli si occupa di ricerca nell'ambito dell'Educazione alla pace ed entra a far parte della P.E.C., Peace Education Commission, nell'ambito dell'IPRA. Della sua esperienza di ricercatore per l'educazione alla pace restano svariati saggi ma soprattutto le sperimentazioni sviluppate al Centro Comunitario Materdei.
« Napoli è una grossa palude, in cui è difficile nuotare. Uno che veramente vuole mettere mano all'aratro, seminare nel quotidiano, diventa un nemico della patria perché va contro la congiura del precario, o l'istituzionalizzazione del provvisorio, della disgrazia, su cui campa questa città. Che negli ultimi cinque o sei anni si è poi deteriorata in un modo spaventoso. Il terremoto è stato un fenomeno devastante: ha rotto tutti gli equilibri, per quanto fasulli, e ha dato un enorme potere alla classe sociale emergente, la “delinquenza organizzata”. L'impressione dominante è insomma quella di un “accattonaggio perpetuo, a tutti i livelli che garantisce la sopravvivenza”. »
(dall'intervista rilasciata a Donatella Trotta, E nel dopoguerra spuntò Don Vesuvio, Il Mattino, 1985.)  TRATTO DA: https://www.google.it/wikipedia.org/wiki/Mario_Borrelli
 
  Il nostro ricordo.

Don Mario Borrelli ci ha accompagnati per anni, apparendo e scomparendo tra un viaggio e l'altro all'estero... Con la sua sigaretta perennemente accesa, tranne che quando era immerso nello studio dei volumi manoscritti dell'Archivio dei Padri Oratoriani di cui aveva fatto parte. Era un uomo straordinario per cultura e umanità, con uno spiccato gusto per la battuta, sempre sorridente, dal riso contagioso. Straordinaria anche la sua semplicità nel trattarci "alla pari", anche se ai suoi occhi dovevamo apparire come dei pulcini implumi... Per lui che era la Storia dei Girolamini, che era conosciuto in tutto il mondo come 'Don Vesuvio', il prete degli scugnizzi e che conosceva la vita come pochi. Borrelli è stato anche autore di uno studio fondamentale per la storia dei Girolamini, il "Contributo alla storia degli artefici maggiori e minori della Mole Girolominiana'.

                                                                              Berardi - Caracciolo

L'intervista a Mario Borrelli sul Mattino (anno 2000)